martedì 18 ottobre 2016

Step 4: Il Blu Ceruleo nella mitologia

Si sa, il blu è il colore del cielo, quindi per le civiltà antiche era il colore del luogo nel quale risiedevano le divinità; rappresentava quindi la pace, la ragione sovrumana, qualità che erano separate da quelle della terra.

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La dea del cielo Nut
Per gli antichi Egizi, infatti, Nut (o Nuit) era la dea del cielo e della nascita, figlia di Shu, dio dell'aria, e Tefnut, dea dell'umidità. La leggenda narra che Nut (il cielo) e suo marito Geb (la terra) erano in origine uniti, fino a quando il dio Ra, contrariato per questa unione, ordinò a Shu di dividerli, creando lo spazio tra cielo e terra. Così Nut formò la volta celeste e, originariamente fu considerata sostenuta la dea del cielo diurno, ma più tardi rappresentò il cielo in generale. Si pensava che il dio-sole, Ra, nel suo viaggio notturno, fosse da lei ingoiato dopo il tramonto, per essere partorito di nuovo all'alba. Nello stesso modo, Nut divorava e faceva rinascere le stelle, e per questo motivo era considerata una divinità legata alla resurrezzione. Come tale si trova spesso raffigurata all'interno dei sarcofaghi, i quali spesso presentano decorazioni di colore blu-azzurro. 
Nell'iconografia la volta celeste è rappresentata da Nut, solitamente raffigurata come una donna nuda, ricoperta di stelle, con le mani ed i piedi a terra, inarcata su Geb, dal quale è tenuta lontana da Shu, che la sostiene. I dipinti la raffigurano con un vaso d'acqua sulla testa, presente nel geroglifico del suo nome. A volte si presenta nella forma di una vacca, il cui grande corpo forma il cielo, di un albero di sicomoro, o come una grande scrofa mentre divora i suoi piccoli, che simboleggiano le stelle.La sua pelle è, solitamente, blu perché questo colore simboleggia la vita e la rinascita; le ali, talvolta raffigurate, rappresentano la protezione lungo il viatico della morte; le stelle che ricoprono il suo corpo rafforzano l'immagine del cielo e simboleggiano le anime dei morti. Quando la sua pelle è giallastra, vuol dire che è stato evidenziato il suo aspetto di essere immortale, di dea Madre da cui tutti hanno origine. La sua posizione inarcata esemplifica il suo potere nel cielo e sugli oggetti celesti.

AVATAR KRISHNAIl colore blu lo possiamo ritrovare anche nella mitologia induista dell'Avatārasostantivo maschile della lingua sanscrita per indicare la discesa sulla terra della divinità avente lo scopo di ristabilire o tutelare il Dharma (la “Legge cosmica” o “Religione”).
In particolare, l'ottava manifestazione, Krishna, considerato come l’avatar per eccellenza, viene descritto con il colorito della pelle simile al colore delle nuvole cariche di pioggia, ed è per questo che egli è spesso rappresentato nei quadri col volto e la pelle blu, blu scuro se non addirittura nera. Da questo deriva uno dei suoi epiteti, Ganashyama, che letteralmente significa appunto "dalla pelle del colore delle nubi cariche di pioggia".


Krishna, era il principe della famiglia reale di Mathura, l'ottavo figlio di Devaki e Vasudeva: il sovrano di Mathura, Kamsa, udita la predizione che avrebbe ricevuto la morte per mano di un figlio della cugina Devaki, faceva uccidere sistematicamente i figli della donna. Krishna venne scambiato con un altro neonato e riuscì a scampare alla morte, venendo affidato di nascosto al pastore Nanda e a sua moglie Yashoda. Saputa la notizia della presenza del bimbo Krishna nel villaggio di Vrindavana il sovrano per ucciderlo, inviò un demone, che assunse le sembianze di una bellissima donna la quale, visitando le giovani madri, chiedeva di poter tenere in braccio i piccoli e allattarli al proprio seno. In realtà, essendo il latte avvelenato, tutti i neonati morivano dopo essere stati allattati. Ma quando giunse presso la dimora di Krishna, una volta presolo in grembo e iniziato ad allattarlo, egli, immune al veleno, cominciò a succhiare tanto avidamente dal seno della donna da provocarne la morte; una volta morta, la donna riprese le sue vere sembianze di demone, svelando così il complotto.
Così Krishna trascorse l'infanzia, tra i pastori, e le loro mogli e figlie, da queste vezzeggiato prima e amato poi.
Durante la sanguinosa battaglia di Kurukshetra, Krishna prese le parti dei virtuosi principi Pandava contro i loro cugini usurpatori del regno e li portò alla vittoria infondendo forza e coraggio nei guerrieri.
Dopo l'autodistruzione della sua stirpe, attuatasi per mezzo di una feroce guerra interna, Krishna si ritirò nella foresta dove fu raggiunto da una freccia al calcagno, unico suo punto vulnerabile. Lasciò il corpo e riacquistò la sua forma divina. La morte fisica di Krishna, avvenuta nell'anno 3102 a.C. segna per gli induisti la fine della terza era del mondo, e l'inizio dell'era attuale.


Nella cultura giapponese, al contrario, il blu non è usato per rappresentare una figura ultraterrena, ma dei demoni giganti e mostruosi, con artigli taglienti, capelli selvaggi e due lunghe corna che crescono dalla loro testa. Si tratta di creature fondamentalmente umanoidi, ma occasionalmente sono ritratti con caratteristiche innaturali, come molti occhi o dita delle mani e dei piedi extra. La loro pelle può essere di colori diversi, ma quelli più comuni sono il rosso e il blu. Il loro aspetto feroce viene spesso accentuato di loro vestiti di  pelle di tigre e dalla mazza ferrata da loro favorita, detta kanabō . Questo modo di immaginarli ha generato l'espressione oni con la mazza ferrata, cioè "invincibile" o "imbattibile". Può anche essere usata nel senso di "forte oltre i forti" o in quello di migliorare o incrementare le proprie capacità naturali mediante l'uso di un attrezzo.

La versione corrente di un oni sembra basarsi su due versioni del mito: uno è quando il concetto di forme amorfe come i fantasmi fu confuso con i miti più chiaramente definiti di creature bestiali nel buddismo legate alla tradizione, dovel’aka-oni (l’oni rosso) e l’ ao-oni (l’oni blu) tormentano i peccatori; l’altra origine sviluppatasi dalla convinzione è che un bue e una tigre arrivarono da nord-est, dalla porta dei demoni da cui proviene tutto il male del mondo.

Gli Oni ora svolgono un ruolo importante nella primavera giapponese e nella festa d’ inizio anno, il Setsubun. In essa, le persone indossano maschere da orchi (da oni) e sono simbolicamente cacciati, in rappresentanza dei guai e dei danni che si devono cacciare via per la buona riuscita dell’ anno entrante.

I celebranti ritualmente gettano semi di soia fuori dalle finestre e dicono qualche verso in forma di incantesimo che significa “demoni fuori, felicità dentro”, perché la soia spaventa gli Oni e li lascia fuori dalla casa. L’ immagine terribile degli Oni sembra essersi ammorbidita nella vita giapponese moderna, e le immagini dei demoni ora funzionano quasi solo come intrattenimento, il cui volto ringhioso spaventa le persone che entrano nell’ l’edificio con cattive intenzioni. I tetti sono ancora contrassegnati con l’ onigawara, tegole che hanno visi di oni su di esse per proteggere la casa dalla sfortuna. La gente vestita con costumi Oni fa delle vere e proprie sfilate per allontanare in questo modo la sfortuna.

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